Verso il 740, una nobildonna della stirpe germanica degli Angli, convertita al cristianesimo da san Bonifacio, fa collocare nell’abbazia di Fulda il simulacro dell’idolo pagano – una stella d’oro – da lei precedentemente adorato.
Nel 1414-15, il monumento aureo, ormai smantellato, viene rimpiazzato con un singolare ordigno in stile gotico, una stella pensile, una rota aurea – in realtà fusa e coniata nel bronzo – sospesa nella navata del duomo, di fronte all’organo: ciascuna delle quattordici punte reca otto tintinnaboli, altri sonagli sono agganciati all’asse su cui s’impernia il meccanismo rotante, sicché la stella nel girare produce «uno strepito soave, gratissimo all’udito e pieno di maestà», soprattutto quando insieme risuona l’organo.
Nel 1650 lo scampanellante machinamentum viene riprodotto e descritto nei suoi congegni e nella sua storia dall’erudito gesuita Athanasius Kircher, nel capitolo sulle macchine sonore e gli automi musicali della sua Musurgia universalis, sive Ars magna consoni et dissoni, un’immensa enciclopedia fisica e metafisica della musica.
Nel 1994 «Il Saggiatore musicale», l’associazione di musicologi che ha sede nel Dipartimento di Musica e Spettacolo dell’Università di Bologna e pubblica l’omonima rivista (Firenze, Leo S. Olschki), assume la rota aurea, emblema un po’ spirituale e un po’ meccanico, come eloquente immagine del fenomeno ‘musica’ visto sia nella prospettiva storica, sia nell’irradiazione verso i più diversi dominii della cultura.
I vent’anni del Saggiatore musicale
Vent’anni sono parecchi nella vita di un uomo: a maggior ragione per una rivista e per un’associazione culturale. Come già nel decennale del «Saggiatore musicale» (annata XI, 2004, pp. 3-19), chiediamo al nostro lettore un po’ di attenzione, per proporgli alcune riflessioni e un bilancio sommario. … [»]