Quando si pensa al patrimonio sacro, l’immagine che di primo acchito sorge nella mente è l’insieme degli edifici monumentali religiosi e delle opere d’arte in essi conservati; non pensiamo invece con immediatezza alla musica sacra e, nello specifico, al canto gregoriano, che, dopotutto, ha contribuito in maniera essenziale all’identità culturale dell’Europa e dell’Italia.
Così come ci si adopera per salvare dal degrado una cattedrale gotica, allo stesso modo sarebbe necessario conoscere e salvaguardare il patrimonio musicale sacro, non solo in quanto bene museale, ma anche come esperienza attuale, che può esprimere al meglio la preghiera e la sacralità del rito liturgico per cui fu concepito.
Per realizzare ciò si potrebbero declinare in questo contesto i principi teorizzati dal pedagogista Franco Frabboni riguardanti il sistema formativo integrato così che Scuola, associazioni culturali (laiche e religiose) e industria culturale, armonizzando il loro impegno per formare cittadini consapevoli e responsabili, possano elaborare adeguate strategie per l’educazione musicale.
La Scuola di ogni ordine e grado — agenzia educativa per eccellenza — può organizzare, ad esempio, laboratori musicali multi- e interdisciplinari (in particolare musica, lettere e arte), nei quali i discenti, sotto la guida di insegnanti competenti, vengano condotti ad un ascolto consapevole del patrimonio sacro, e, di conseguenza, ad un’esecuzione appropriata.
La Scuola può corroborare la sua efficacia grazie all’interazione con associazioni ed Enti religiosi, che organizzino iniziative per coinvolgere i cittadini tutti. È pur vero che negli ultimi anni maggiore attenzione è stata rivolta al canto gregoriano mediante un numero crescente di iniziative ad esso dedicate quali congressi, giornate di studio, seminari e concerti — lo dimostra una semplice ricerca in rete –, ma vi partecipano quasi esclusivamente studiosi del settore e qualche cultore appassionato. Per un’efficace divulgazione del sapere fra i cittadini è importante che i musicologi in primis adottino strategie di trasposizione del sapere scientifico musicale nell’ambito di attività strutturate per un pubblico più stratificato.
In ultimo, ma non meno importante, un pensiero va rivolto alle Scuole diocesane di musica sacra, che dovrebbero contribuire con più incisività alla diffusione del canto gregoriano mediante la competente formazione di maestri di musica liturgica e fornendo un concreto sostegno alla rinascita delle scholae cantorum annesse alle chiese. Queste diverrebbero testimonianze vive della nostra tradizione e restituirebbero al gregoriano quel «posto principale» nella liturgia riconosciutogli dalla costituzione Sacrosanctum Concilium.
Questi in breve alcuni suggerimenti per educare al nostro patrimonio sacro e conoscere e salvaguardare la nostra identità culturale.
Daniela Galesi
Dottoranda in Cinema, Musica, Teatro
Alma Mater Studiorum – Università di Bologna