Università e Conservatorio sono sempre stati, e in larga misura sono ancora, due mondi separati. Da una parte si studia la musica dal punto di vista storico e teorico; dall’altra la musica la si ‘fa’: si suona, si canta, si impara a comporre e a dirigere cori e orchestre. La separazione ha alimentato stereotipi, ancora oggi facilmente percepibili: per esempio quello del musicista sprovvisto di una solida preparazione culturale, o quello del musicologo che parla di musica senza conoscerne a fondo il linguaggio (cioè le tecniche, i meccanismi, la grammatica).
Data questa situazione storica (tipica dell’Italia ma anche di altri paesi latini), il musicologo è sempre stato costretto, per la sua formazione, a ricorrere a un doppio percorso, compiendo gli studi tecnico-pratici in Conservatorio e acquisendo la cultura generale e le competenze storiche e teoriche sulla musica in Università. È una situazione che perdura ancora oggi, e che continua ad apparire come una soluzione pressoché indispensabile. Quando, alcuni anni orsono, il legislatore stabilì l’incompatibilità del doppio percorso, obbligando lo studente a una scelta tra le due istituzioni, se ne constatarono subito gli effetti negativi; la proibizione non è durata molto, ma è stata applicata abbastanza a lungo da permettere di percepire un abbassamento di livello nella preparazione degli studenti universitari dei corsi musicologici, soprattutto in discipline che richiedono un certo grado di competenza tecnica.
Se oggi la questione dell’incompatibilità è superata, resta in piedi un interrogativo di fondo: è possibile un’interazione tra Conservatorio e Università nella formazione dei giovani musicologi, che andrebbe – è evidente – a tutto vantaggio dei discenti e delle istituzioni stesse? A Milano ci si sta perlomeno provando, con esiti che riteniamo tutt’altro che insoddisfacenti. Dal 2008 è attiva, nell’Università degli Studi di Milano, una convenzione con il Conservatorio di Musica della stessa città, che permette agli studenti universitari del corso di Laurea magistrale in Scienze della Musica e dello Spettacolo (LM-45) di frequentare corsi che fanno parte dell’offerta formativa del Conservatorio, sostenendo i relativi esami, e viceversa permette agli studenti del corso accademico di II livello in Discipline storiche, critiche e analitiche della Musica (DCSL-99) di fare altrettanto con i corsi universitari del settore musicologico.
Tra le finalità dichiarate dalla convenzione, che riguarda sia la didattica sia la ricerca scientifica, ci sono il «potenziamento dell’offerta formativa sul versante musicologico-musicale e su quello culturale», ma anche la «ricerca di una maggiore integrazione tra l’apprendimento di solide conoscenze storico-critiche e la concreta applicazione di esse in vari ambiti: tutela e valorizzazione del patrimonio musicale, critica musicale, editing della partitura, prassi esecutiva». Per questo l’Università e il Conservatorio, oltre ad operare con l’attivazione di progetti di ricerca comuni e la partecipazione congiunta a bandi, perseguono da tempo un’integrazione didattica che si traduce in insegnamenti contemplati nei rispettivi piani di offerta formativa, con il reciproco riconoscimento istituzionale degli esami sostenuti e dei crediti formativi ottenuti nei rispettivi curricula. Attualmente gli studenti del Conservatorio di Milano possono frequentare i seguenti insegnamenti, impartiti presso l’Università:
Filologia musicale
Organologia
Storiografia musicale
Metodologia della critica musicale
Storia delle teorie musicali
Etnomusicologia
Storia del teatro contemporaneo
Culture e pratiche musicali nell’età dei mass-media
Estetica della musica e dello spettacolo
Storia della scenografia e dei costumi teatrali
Gli studenti di Scienze della Musica e dello Spettacolo dell’Università di Milano hanno invece accesso a questi corsi presso il Conservatorio di Milano:
Analisi compositiva – Metodologie
Composizione musicale informatica
Paleografia musicale
Pedagogia musicale
Sociologia della musica
Storia della musica elettroacustica
Strumentazione e Orchestrazione
Tecniche e linguaggi compositivi contemporanei
In aggiunta, il Centro Linguistico d’Ateneo ha messo a punto un’apposita strategia didattica per l’insegnamento della lingua italiana agli studenti stranieri di canto e di musica vocale da camera. L’attività si articola in corsi di tre livelli differenziati, frequentati soprattutto da studenti cinesi, coreani e dell’Europa dell’Est e tenuti da formatori specializzati, che tengono conto delle esigenze specifiche di chi si prepara a interpretare Leonora, Mimì o Radames.
La collaborazione tra Conservatorio e Università si è dimostrata proficua e virtuosa, non solo perché permette ad entrambe le istituzioni di ottimizzare le risorse, ma anche perché punta a far acquisire agli studenti una rosa di competenze – storiche, teoriche, analitiche, tecnico-pratiche – maggiore di quella normalmente fornita dai due singoli percorsi formativi, a tutto vantaggio degli studenti interessati alla musicologia.
Le nuove prospettive aperte dalla riforma del comparto AFAM ci hanno spinto a progettare un passo ulteriore: se ce ne saranno i presupposti giuridici, pensiamo all’istituzione di un percorso formativo che rilasci, da parte dell’Università e del Conservatorio di Milano, un titolo di studio congiunto (che sarebbe il logico sbocco dello schema di D.P.C.M. 28.07.2012 previsto dall’art. 2 comma 5 della L. 508/1999, concernente la definizione dell’equipollenza tra la laurea magistrale in Musicologia e Beni Musicali LM45 e il diploma accademico di II livello in Discipline Storiche, Critiche e Analitiche della Musica). I primi contatti con il mondo della politica e con l’amministrazione ministeriale sono incoraggianti: speriamo dunque che il progetto vada in porto, e possa fungere da apripista per iniziative analoghe in tutti i luoghi in cui ne esistano i presupposti.
Claudio Toscani
Professore associato
Università degli Studi di Milano
Dipartimento di Beni Culturali e Ambientali