«He alone teaches who has something to give, for teaching is not talking,
teaching is not imparting doctrines, it is communicating»
Swami Vivekananda, filosofo e guru indiano
Una delle tradizioni pedagogiche indiane più antiche considerata sacra è denominata guru-shishya parampara: le parole in sanscrito da cui è formata sono guru (गुरु), ossia insegnante, śiṣya (शिष्य), ossia discepolo, e paramparā (परम्परा) ossia tradizione e/o successione. In senso etimologico si potrebbe dunque definirla “tradizione insegnante – allievo”. Essa nasce dal rapporto fra il guru e l’allievo, basato sul rispetto e l’impegno da parte dell’allievo che recepisce e padroneggia gli insegnamenti e la morale incarnata dal guru. Questa tradizione affonda le sue origini nei tardi tempi Vedici, intorno il I millennio a.C., quando gli insegnamenti erano prettamente religiosi e spirituali; nel corso del tempo essi si sono estesi ad altri campi, tra cui la matematica, la storia, l’epica e la musica.
Per questo tipo di insegnamento, all’alunno era richiesto di trasferirsi a casa dell’insegnante che gli concedeva di condividere i suoi spazi. Ciò accadeva principalmente per due motivi. Prima di tutto perché l’insegnamento non era solo di tipo disciplinare, bensì anche etico e morale. Il guru, infatti, trasmetteva i propri valori spirituali ed insegnava al discepolo a vivere e ad integrarsi al meglio nella società; proprio per questa ragione la parampara è considerata sacra dalla società e tuttora venerata. La seconda ragione era di tipo pratico: nella musica – nello specifico nella musica classica Indostana – la trasmissione del sapere è prevalentemente orale e il guru ne è il depositario, da cui scaturiva la necessità di un apprendimento di tipo associativo e imitativo. La parte più importante di tale processo risiedeva nell’ascolto del canto o dell’esecuzione strumentale del guru, immediatamente replicato e memorizzato dallo studente, che apprendeva timbri e modelli difficilmente replicabili se non insegnati in tal modo.
Recentemente la pratica guru-shishya parampara ha subìto importanti modifiche a causa dei profondi cambiamenti sociali che hanno interessato l’India moderna, assieme alle influenze derivanti dai vari approcci pedagogici adottati da una comunità diasporica globale. Alcune motivazioni di questi cambiamenti sono le influenze occidentali in campo educativo, l’allontanamento degli studenti dalla musica classica Indostana, l’orientamento verso programmi educativi propedeutici all’assunzione lavorativa. L’onere dell’educazione è adesso affidato agli istituti scolastici ed è quindi più raro che oggi uno studente che vive in India venga educato con questo modello pedagogico.
Uno dei guru più eminenti del tardo Ottocento, Swami Vivekananda, trasmise un messaggio di grande importanza per la tradizione, che versava allora in un’inevitabile fase di declino. Vivekananda sosteneva che, sebbene nei libri si reperisse la conoscenza e dunque una persona potesse diventare uno studioso, essi non garantivano lo sviluppo di una giusta condotta morale e della spiritualità: quel compito spettava dunque al guru. Ciò porta alla conclusione che, per quanto sia difficile replicare oggi la forma originaria del guru-shishya parampara, il ruolo dell’insegnante non potrà mai essere rimpiazzato, poiché egli rimane una figura necessaria alla nostra esistenza, che forma non solo le nostre menti ma anche le nostre qualità morali ed estetiche.
Claudia Peverini
Università di Bologna
Scuola di specializzazione in Beni Musicali