Muzio Clementi nella trattatistica dell’Ottocento:
fonti per una nuova valutazione
Il 250° anniversario della nascita di Muzio Clementi (2004) ha fruttato una ricca fioritura di studi storici e analitici, vòlti a rivalutarne il ruolo nella storia ed evoluzione della Sonata e della tecnica pianistica. Resta però da riesaminare la considerazione che di lui ebbero la letteratura musicologica e la trattatistica sulla Formenlehre (la teoria della forma) nell’Ottocento, ossia nel secolo in cui tali discipline si svilupparono.
Da un punto di vista storico, la «Allgemeine musikalische Zeitung» è una fonte primaria per meglio comprendere la fama di Clementi al di fuori dell’Inghilterra. Ma esistono altre testimonianze ottocentesche rilevanti, come quelle di John South Shedlock e Wilhelm Riehl. Da un punto di vista analitico, la rassegna di alcuni esponenti importanti della teoria della forma dimostra invece che il ruolo di Clementi era bensì riconosciuto, ma in misura più limitata che nella «AMZ». In più di venti trattati passati in rassegna, soltanto pochi indugiano sull’analisi di composizioni di Clementi o gli dedicano almeno una citazione. I primi due sono An Essay on Practical Musical Composition di August Friedrich Christoph Kollmann (1799) e The School of Practical Composition di Carl Czerny (la prefazione è datata 1848): soprattutto in quest’ultimo le opere di Clementi menzionate sono assai numerose, e alcune vengono analizzate in modo specifico in diverse parti del trattato. Appartengono alla seconda metà del secolo e ai primi anni del Novecento la Formenlehre der Instrumentalmusik di Benedict Widmann (1862), il Lehrbuch der musikalischen Komposition di August Reissmann (1866), Die Lehre von der Form in der Musik di Alfred Richter (1904) e Musikalische Analyse di Carl Pieper (1925). Vi si riconoscono due filoni d’interesse analitico: da una parte Reissmann e Richter si concentrano sulla piccola forma, mentre Widmann e Pieper estendono le loro considerazioni alla grande forma.
Nonostante la modestia del dato statistico, tali testimonianze sono indispensabili per una rivalutazione davvero consapevole del ruolo attribuito a Clementi nell’àmbito dello sviluppo della forma sonata nel repertorio pianistico. Anche se in qualche caso Clementi viene criticato quanto al contenuto, la raffinatezza nel gestire la forma sonata rimane un suo merito indiscusso. Emerge infine l’apprezzamento per la poliedrica figura del compositore, insegnante, virtuoso internazionale e imprenditore.