Etnomusicologia e archivi sonori in Italia: riflessioni intorno a una prima mappatura
La valorizzazione del patrimonio archivistico è oggi una delle questioni più attuali in àmbito etnomusicologico: lo testimonia la scelta dell’ICTM di inserirla fra i principali temi di discussione della prossima World Conference (Lisbona 2022). La rinnovata attenzione per gli archivi in etnomusicologia va di pari passo con le più recenti riflessioni sui processi di trasformazione in atto nelle diverse tradizioni musicali del mondo, che, molto più rapidi ed evidenti di un tempo, hanno fatto riemergere l’interesse per un approccio di tipo storico.
La principale spinta verso la valorizzazione degli archivi sonori e audiovisivi – in etnomusicologia come in altri campi – promana dai progressi tecnologici nella digitalizzazione dei supporti multimediali, molto più efficiente ed economica di un tempo, così come dalle enormi potenzialità legate alla diffusione di contenuti via web, e quindi dalla possibilità sempre più concreta di rendere accessibili su larga scala i patrimoni archivistici. Questa sfida pone alle istituzioni un nuovo ordine di problemi, fra di essi l’individuazione di standard efficaci di catalogazione e digitalizzazione, la contrapposizione fra copyright e open access, la gestione degli spazi di archiviazione, la necessità di adottare scelte lungimiranti alla luce della rapida obsolescenza sul web di siti, contenuti e piattaforme.
A dispetto della diffusione e dell’efficacia delle risorse tecnologiche oggi disponibili, sembra tuttavia che in Italia si fatichi a conseguire risultati convincenti su larga scala nel campo della digitalizzazione e accessibilità ai patrimoni archivistici sonori e audiovisivi: occorre accertare le cause che ostacolano la piena realizzazione di questo importante processo. Nel mio intervento presenterò dati e riflessioni legate a una prima mappatura di archivi e istituzioni italiane che conservano patrimoni di interesse etnomusicologico, contestualizzandole entro il più ampio dibattito sviluppatosi intorno alla tutela e valorizzazione delle ‘fonti orali’ in Italia, che coinvolge non solo musicologi ma anche storici, linguisti e antropologi, e che ha portato alla pubblicazione dell’importante Vademecum per il trattamento delle fonti orali (ottobre 2020).