L’espressione ‘nuove tecnologie’ ricorre con sempre più frequenza in àmbito didattico. Il suo significato resta però ambiguo. Esso è intriso di valenze ideologiche sulle “magnifiche sorti e progressive” del mezzo informatico ed è viziato dalle dinamiche del consumo oltreché intrinsecamente legato alla rapida obsolescenza dei prodotti. Talvolta si tende poi a confondere, sotto la medesima etichetta lessicale, due aspetti indipendenti: quello degli strumenti operativi di ausilio all’insegnamento e quello delle pratiche didattiche.
Per elaborare una nuova ‘tecnologia’ dell’insegnamento, prima di accogliere con incondizionato entusiasmo i più recenti prodotti offerti dal mercato, sarebbe opportuno comprendere se, attraverso strumenti oggi largamente diffusi come il personal computer e internet, sia possibile migliorare l’efficacia dell’azione didattica. Si pensi al web 2.0, quell’ambiente partecipativo in cui, attraverso blog e social network, gli utenti sono al contempo fruitori e creatori di contenuti: non si tratta di un nuovo prodotto sul mercato, ma di una nuovo modo di utilizzare qualcosa che è ormai parte integrante della società attuale. Alla rapida diffusione di questi strumenti (blog e social network) nella vita sociale degli adolescenti non ha corrisposto una conseguente seria riflessione sul ruolo ch’essi possono svolgere in ambito didattico.
Un blog ben concepito può consentire all’insegnante di estendere l’attività di insegnamento oltre i limiti intrinseci (spaziali e temporali) della lezione frontale, creando una proficua sinergia tra il tradizionale rapporto diretto con gli studenti e le pratiche dell’e-learning. Di per sé però la semplice istituzione di un blog da parte dell’insegnante non garantisce un’azione didattica efficace e innovativa: come ogni altro strumento didattico, anche un blog deve essere calibrato sugli scopi che intende perseguire; il suo uso deve essere inoltre pedagogicamente fondato. Perciò le potenzialità di questo mezzo andrebbero indagate attraverso la sperimentazione e l’esperienza diretta nei singoli ambiti disciplinari, per offrire linee guida a chi volesse adottare questo metodo nella propria attività di insegnamento.
Un blog è fondamentalmente un contenitore e, nell’ambito dell’educazione musicale, la flessibilità del mezzo presenta alcuni vantaggi: per esempio indirizzare gli studenti verso il riascolto delle opere prese in esame in classe. Tuttavia, per far sì che un blog sia veramente integrato nell’azione didattica, modificandone in positivo l’impianto tradizionale, è necessario che l’insegnante coordini, attraverso il proprio blog, una serie di attività in cui gli studenti partecipino direttamente. In questa prospettiva un blog, inteso come il ‘luogo’ attorno al quale ruota la preparazione degli studenti nel lavoro domestico, può favorire la nascita di processi di collaborazione.
Ormai molte applicazioni consentono a più utenti di cooperare a distanza nella realizzazione di un progetto comune (dalle composizioni musicali, alle presentazioni audiovisive). A partire dagli elaborati degli stessi studenti si può avviare una discussione sulle pagine del blog: un confronto che si basa sulla circolazione del sapere e di cui l’insegnante deve essere il testimone, il moderatore e il mediatore.
Leo Izzo
Docente di Musica – Scuola secondaria di primo grado