La didattica della lettura e scrittura musicale continua ad essere, a tutt’oggi, uno degli aspetti più problematici dell’insegnamento di Musica nelle nostre scuole: vuoi per la tendenza ad assumere i metodi più vetusti dell’istruzione musicale professionalizzante (pur essendo ormai questi oggetto di un profondo ripensamento nell’attuale processo di riforma dei conservatori); vuoi per una certa inclinazione a marginalizzare il ruolo formativo dell’alfabetizzazione musicale, da taluni ritenuta non indispensabile o addirittura “preclusiva” per lo sviluppo delle potenzialità creative ed espressive del discente (contro tale inclinazione cfr. B. Vertecchi e R. Pozzi, L’apporto della lettura e della scrittura musicale alla costruzione del repertorio dei simboli, in Educazione musicale e Formazione, a cura di G. La Face Bianconi e F. Frabboni, Milano, Franco Angeli, 2008).
Mi limito qui a due brevi osservazioni sull’obiettivo didattico che le Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, settembre 2012) prescrivono riguardo alla letto-scrittura della musica. A p. 59 leggiamo che l’alunno, al termine della classe terza della scuola media, saprà «decodificare e utilizzare la notazione tradizionale e altri sistemi di scrittura».
Ma in cosa deve consistere l’abilità di decodifica indicata dall’enunciato? Le notazioni svolgono la funzione di rappresentare, tramite simboli grafici, le relazioni ‒ melodiche, ritmiche, armoniche, fraseologiche, dinamiche, ecc. ‒ che intercorrono tra i suoni di un determinato brano di musica. L’apprendimento del codice semiografico costituisce pertanto una tappa di primaria importanza nel percorso dell’alfabetizzazione musicale. Nondimeno, esso non può e non deve esaurirsi nella mera decrittazione dei simboli del pentagramma. L’operazione cognitiva richiesta è più complessa: è necessario che il discente pervenga anche alla consapevolezza uditiva delle relazioni sonore a cui i segni grafici rimandano. Occorre inoltre osservare che non può esservi sviluppo di una corretta abilità di lettura senza un’adeguata comprensione del testo musicale in tutte le sue dimensioni (motivo melodico, frase, periodo, struttura formale, ecc.).
Altra questione: l’obiettivo delle Indicazioni propugna una generica competenza riguardo all’utilizzo dei sistemi di scrittura musicale. In buona parte questa si forma con la pratica del Solfeggio, se ben condotta sul piano metodologico. Ma ciò non è sufficiente. Bisogna che l’impiego delle notazioni sia svolto anche attraverso altre attività, funzionali a molteplici e differenziati approcci alla musica: lettura per l’esecuzione vocale e strumentale, produzione ideativa nelle attività di composizione e improvvisazione, analisi della partitura come supporto imprescindibile di un ascolto critico, confronto e contestualizzazione storico-stilistica di differenti codici notazionali.
Va insomma riscoperto l’autentico potenziale educativo della letto-scrittura della musica, evitando di relegarne l’ambito operativo entro i limiti di un mero tecnicismo fine a se stesso.
Stefano Melis
Docente di Teoria, ritmica e percezione musicale
Conservatorio di Musica “L. Canepa” – Sassari