Il corpo è fondamentale per l’esecuzione e per l’ascolto della musica, poiché senza di esso non potremmo percepirla ed eseguirla. Definito merleaupontianamente corpo proprio, esso si presenta come un’identità sensibile e incarnata, che ci permette di entrare in relazione col mondo. Questo concetto è fondamentale per descrivere il paradigma di embodied cognition (Francisco J. Varela, Evan Thompson, Eleanor Rosch, La via di mezzo della conoscenza, Milano, Feltrinelli, 1992) in base al quale la nostra conoscenza avviene attraverso un’interazione dinamico-circolare fra mente, corpo e ambiente, pure suonando uno strumento musicale. Inoltre, il corpo in movimento produce e riceve stimoli sonori e cinestetici determinati anche dal rapporto intersoggettivo con l’altro. Tuttavia, spesso nell’educazione musicale-strumentale si presta poca attenzione al fatto che l’apprendimento avvenga attraverso un’interazione sociale che ha al proprio centro il corpo proprio.
Tale interazione è stata presa in esame in questa ricerca e fa parte di uno degli otto studi di caso di una Ricerca-azione già svolta con bambini di classe quarta di scuole primarie statali della Valle d’Aosta, tutti principianti di violino. Nello studio di caso qui presentato, a cui hanno partecipato dodici alunni, è stato considerato lo sviluppo della percezione e della consapevolezza di sé attraverso l’ascolto del corpo in quanto corpo proprio in un contesto sociale di lezioni collettive di violino.
I dati sono stati raccolti attraverso Osservazione, Materiale audio-visivo e Focus group interviste con approccio fenomenologico. Quest’ultimo ha permesso ai bambini di condividere l’esperienza musicale vissuta anche attraverso la verbalizzazione.
Hanno avuto luogo quattordici incontri di gruppo, ciascuno con cadenza settimanale della durata di un’ora. I brani da eseguire col violino a corde a vuoto (Egon Sassmannshaus, Iniziamo presto col violino, Milano, Edizioni Curci, 1996) e con 1° e 2° dito (Evelyn B. Avsharian, Songs for little players, Michigan (US), Children’s Music Series, 1973) sono stati appresi prima imitando il canto e il movimento della ricercatrice e poi attraverso giochi musicali di gruppo.
Sono stati proposti anche giochi di movimento simulato del suonare perché fosse facilitata l’assimilazione dei movimenti prima che i bambini li eseguissero con lo strumento. Ogni partecipante aveva un violino di misura adeguata. Per favorire l’interazione non-verbale attraverso scambi di sguardi, i violini sono stati disposti in semicerchio sul pavimento dell’aula di musica. Ogni incontro è stato videoregistrato e sono stati presi appunti da parte della ricercatrice immediatamente dopo ogni lezione.
I risultati emersi dall’analisi dei dati, svolta combinando Thematic Analysis e Interpretative Phenomenological Analisys, hanno evidenziato le ricadute positive dell’ascolto del corpo proprio sull’attività esecutiva. I bambini hanno sviluppato una migliore percezione corporea, hanno scoperto il piacere di una posizione rilassata, gli effetti che questa produce sulla qualità del suono e l’importanza del tatto nel suonare.
La condivisione dell’esperienza musicale vissuta e l’interazione visiva e uditiva prodotta dal linguaggio non-verbale ha influito positivamente sullo sviluppo e il mantenimento della pulsazione nelle esecuzioni di gruppo.
Annamaria Minafra
Dottore di ricerca – University College London
Ricercatore