Didattica dell’ascolto: esperienze in un Liceo classico

Al Liceo classico Gioacchino da Fiore di Rende, grazie ad una Dirigente attenta e lungimirante, abbiamo provato a confrontarci con le tematiche e i problemi dell’ascolto musicale consapevole. In assenza di discipline musicali curriculari abbiamo attivato un Corso pomeridiano di “Propedeutica filosofica dell’ascolto musicale” dedicato ad un gruppo misto di venti studenti e studentesse di quarta e quinta classe. Un tentativo che si fa implicitamente denuncia di una lacuna profonda nelle politiche scolastiche del bel Paese. Abbiamo inteso integrare il discorso filosofico con quello musicale poggiando su basi scientifiche:[1] siamo entrati con i ragazzi nella scrittura musicale e abbiamo impiegato alcune categorie musicali per meglio comprendere il discorso filosofico e viceversa.  Ma ci siamo anche avvalsi in modo euristico delle due dimensioni, la musicale e la filosofica – soprattutto estetica e fenomenologica – per avvicinarci al mondo della musica attraverso categorie di cui gli studenti (non musicisti) disponevano. Con loro, pur nella consapevolezza che le due dimensioni non sono sovrapponibili, abbiamo osservato che l’aspetto fenomenologico dell’ascolto, il momento in cui ci predisponiamo ad accogliere il suono e la musica, spinge all’utilizzo spontaneo di locuzioni, termini e procedimenti propri della filosofia. Un esempio lo si riscontra nei concetti di percezione e appercezione leibniziane paragonate rispettivamente – lo dico in breve – alla capacità di ascolto attento ma superficiale, cioè chiaro ed oscuro del dilettante, e alla capacità analitica dell’ascolto di una fuga bachiana nell’esperto, ciò che in Leibniz coincide con la locuzione chiaro e distinto. Abbiamo lavorato su diverse “coppie” di contenuti (Fuga bachiana-Leibniz; affetti musicali-Cartesio; preludi di Debussy-tempo circolare/lineare). Si è trattato dunque di avviare gli studenti verso un discorso che è insieme filosofico e musicale partendo dal “qui e ora” dell’ascolto che abbiamo distinto con la locuzione ascolto situato.

Dal punto di vista dell’approccio didattico le esercitazioni sono state realizzate, via via che se ne presentava la necessità, per comprendere generi e stili differenti. Abbiamo ascoltato esempi di Konnakol e Gagaku, ne abbiamo osservato la scrittura, rilevato l’utilità nel quotidiano, riprodotto frammenti, valorizzando le funzioni sonore e musicali nella vita di ciascuno, con riferimento alle abitudini culturali differenti.[2] Abbiamo osservato come il ritmo diventi metafora del gesto, del respiro, del battito, del posizionarsi nel ‘qui ed ora’, nel definire il ‘me stesso situato’. E abbiamo visto che tutto l’universo sonoro suscita immagini e ricordi, e definisce il campo di esistenza emozionale di ciascuno. Un’esperienza entusiasmante che ha concluso la sua seconda annualità.

Viviana Andreotti
Docente di filosofia e storia
Liceo classico Gioacchino da Fiore, Rende


[1] Andy Hamilton, Aesthetics and Music, London, Continuum, 2007; Arthur Dony, Leibniz et J.-S. Bach, Presses Universitaires de Liège, 2019.
[2] Bruno Deschênes, L’écoute de la musique à l’esprit. Conformité, socialité et historicité, Paris, L’Harmattan, 2021.

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