in collaborazione col 
Dipartimento delle Arti Alma Mater Studiorum — Università di Bologna  

Ventunesimo Incontro 
dei Dottorati di Ricerca in Discipline musicali

sabato 20 maggio 2016, ore 10,15—13 e 14,45—17,30
Laboratori delle Arti
Bologna, piazzetta P. P. Pasolini 5b (via Azzo Gardino 65)

 

Abstracts

 

Alexandros Maria Hatzikiriakos (Roma “La Sapienza”) 
Lo Chansonnier du Roi (Parigi, BNF, f. frç. 844): raccolte, antologie, canzonieri e autori indigesti

Lo Chansonnier du Roi, compilato ad Arras intorno al 1260, è tra le più antiche e importanti raccolte di lirica e polifonia del Duecento. Per molto tempo gli studiosi hanno ricercato nella complessa struttura di questa raccolta le tracce della volontà soggettiva di un ipotetico autore/committente, identificato dapprima con Carlo I d’Angiò (Beck) e poi col principe crociato Guglielmo II di Villehardouin (Haines). Il mio intervento cercherà invece di collocare la questione autoriale in una prospettiva finora non considerata.
La nascita dei cosiddetti canzonieri rientra in un processo di “letteralizzazione” (literacy) che coinvolge non solo la lirica ma anche tutta la musica profana del Duecento. Partendo da una contestualizzazione dello Chansonnier du Roi nella riflessione critica sulle raccolte liriche medievali, proporrò una nuova lettura del codice tramite un’inedita analisi della strategia compilativa che lo governa. Sebbene spesso considerato un “canzoniere disordinato”, il Roi è in realtà una raffinata antologia, strutturata in sezioni d’autore, a loro volta ordinate secondo un ferreo criterio di gerarchia sociale e poetica. Mediante tale architettura il compilatore esprime una narrazione più comunitaria che individuale, e mira a rappresentare il canone lirico-musicale cortese, raccontato dal punto di vista dei trovieri borghesi di Arras. In questo senso il codice può essere definito un canzoniere d’autori.
Il caso del Roi permette inoltre di riflettere sui meccanismi e le finalità di rappresentazione dell’autore medievale, o meglio dell’auctor, ma soprattutto su come tali meccanismi abbiano contribuito a garantire anche alla musica profana una propria literacy in seno alla cultura manoscritta occidentale.