Marica Bottaro (Venezia – Parigi)
Jacques Ibert e la “Suite symphonique Paris”: un descrittivismo urbanistico
Intorno agli anni Trenta del Novecento Jacques Ibert vanta già un nutrito numero di composizioni. La varietà della sua produzione, oltre a saltare subito all’occhio, prova quanto Ibert sia ricettivo nei confronti della vivace realtà parigina del periodo compreso fra le due guerre. Il compositore partecipa attivamente alla vita musicale del french modernism ─ sebbene non faccia parte, almeno sulla carta, del Groupe des Six ─ scrivendo brani per musica da camera, per il teatro (nella forma sia dell’opera sia della musica di scena), per la danza, per l’orchestra sinfonica e, con una certa predisposizione e inclinazione, per il cinema, a partire dal 1931. Uno dei tanti prodotti musicali che testimonia la versatilità del compositore è rappresentato dalla musica di scena per la commedia di Jules Romains Donogoo-Tonka, rappresentata per la prima volta il 25 ottobre 1930 al Théâtre Pigalle di Parigi, da cui poi Ibert trae, nel 1932, una Suite per orchestra intitolata Paris. Dell’ambientazione della pièce, che si svolge fra Parigi e l’America del Sud con tappe intermedie nei maggiori poli commerciali del mondo, Ibert mantiene solamente i tableaux parisiens, tramite i quali intende regalarci delle istantanee musicali di alcune delle principali attrazioni e dei luoghi più significativi della capitale francese attraverso l’obiettivo di un apparecchio fotografico degli anni Trenta. Il compositore stesso fornisce una breve descrizione per ognuno dei sei movimenti (Le Métro, Les Faubourgs, La Mosquée de Paris, Restaurant au Bois de Boulogne, Le Paquebot “Île de France”, Parade foraine), col fine di fissare vivide immagini sonore nella mente dello spettatore. Ibert esterna con questa composizione il suo particolare
Il particolare interesse geografico-descrittivo di Ibert che emerge da questa composizione – ma presente già in Escales (1922) – investe qui un unico ambito cittadino, declinandosi in una sorta di “descrittivismo urbanistico”, specchio della caotica e sfaccettata città moderna di cui il compositore ci restituisce un’interessante mappa sonora. La caratteristica scrittura chiara, spensierata e allo stesso tempo elegante di Ibert, unita a una studiata colorazione timbrica orchestrale, che in taluni momenti sconfina nella sperimentazione, contribuisce a rendere la composizione ancora più efficace. La ricerca intende dunque analizzare in che modo Ibert trasponga in musica i «differenti volti» della Ville lumière, facendo riferimento anche ai luoghi in cui si svolge la commedia di Romains, di cui il compositore risulta un perfetto interprete musicale, in bilico fra realismo e fantasia, potenza e leggerezza.