Ventiduesimo Colloquio di Musicologia
del «Saggiatore musicale»

Bologna, 23-25 novembre 2018

 

Abstracts

Chiara Sintoni(Pavia-Cremona/Bologna)
Per una riconsiderazione del sonatismo pianistico nel primo Ottocento:
Louis Adam e Friedrich Kalkbrenner

I termini “sonata” e “forma-sonata” sono strettamente legati alla definizione e alla trattazione che ne fece A.B. Marx, teorico e compositore tedesco (1795-1866), con riferimento pressoché esclusivo al sonatismo in Beethoven e Schubert, assunti da Marx quali modelli e vertici inarrivabili sia in merito al genere musicale cui il termine “sonata” si riferisce, sia per quanto attiene l’elaborazione formale e compositiva – l’organizzazione bitematica e tripartita del pensiero musicale, peculiare della “forma-sonata”. La lettura di Marx viene applicata retrospettivamente ad altri autori e ne annebbia e ostacola la percezione delle peculiarità. Nondimeno, nelle prime decadi dell’Ottocento altri autori che si distinsero come pianisti e compositori – le cui opere furono menzionate e segnalate da illustri contemporanei, tra questi Robert Schumann – dettero il loro personale e originale contributo allo sviluppo del sonatismo pianistico europeo.

La relazione prende in esame alcuni esempi significativi tratti da alcune sonate per pianoforte del compositore di origine alsaziane naturalizzato francese Johann Ludwig-Jean-Louis Adam (Minden, Bassa Sassonia, 1758 – Parigi, 1848) – pianista, compositore e docente nel Conservatoire parigino dal 1797 al 1842 – e di Friedrich Wilhelm Michael Kalkbrenner (in viaggio tra Kassel e Berlino, 1785 – Parigi, 1849), allievo del primo dal 1799 al 1802, compositore, rinomato didatta e acclamato virtuoso della tastiera. Gli aspetti formali e alcuni tratti emblematici della scrittura pianistica nei due autori sono qui analizzati e interpretati in relazione ad un momento storico decisivo, in cui il pianoforte conobbe uno sviluppo effervescente e inarrestabile da un punto di vista organologico, tecnico, timbrico ed espressivo. In particolare, l’indagine della struttura formale, delle peculiarità della scrittura pianistica, di alcuni aspetti del fraseggio e del tocco, dell’uso dei diversi congegni atti a modificare il suono e il timbro dello strumento restituiscono un’immagine ricca e variegata dell’approccio al pianismo e al sonatismo pianistico coevo, ossequioso della tradizione e al contempo proiettato al futuro. In ultima analisi, le musiche di Adam e Kalkbrenner offrono spunti di riflessione sulle peculiarità del “suono pianistico” dell’epoca, anche in rapporto allo studio dello strumento e all’interpretazione pianistica nei nostri giorni.