in collaborazione col 
Dipartimento delle Arti Alma Mater Studiorum — Università di Bologna  

Ventitreesimo Colloquio di Musicologia
del «Saggiatore musicale»

Abstracts

 


ARMANDO IANNIELLO
 (Udine)

Un insolito binomio cinematografico, ma non solo: Eduardo De Filippo e Nino Rota

Il nome di Nino Rota è legato indissolubilmente al mondo della musica per film. Tra le oltre centocinquanta musiche composte per il cinema, si conta una consistente cifra legata al nome di Federico Fellini. Il sodalizio tra Rota e, appunto, Fellini, è destinato ad essere uno dei binomi più saldi nel rapporto regista-compositore. Si tratta di un rapporto lavorativo di intesa iniziato nel 1952 con le musiche composte per Lo sceicco bianco, e terminato prematuramente nel 1979, con la morte del compositore e con l’ultimo lavoro nato sotto il segno di Fellini-Rota, Prova d’orchestra (1978). Gli studi scientifici prodotti in campo musicologico e, più in generale, audiovisivo, propendono verso la considerazione di un unicum artistico, tanto da identificare, a ragion dovuta, uno stile ricorrente nelle partiture dei film di Fellini, indicato come stile Fellini-Rota.
Nato come compositore di musica colta nel senso più classico e autentico del termine, Rota si avvicina al mondo del cinema per caso, come capita per la maggior parte dei compositori a lui contemporanei, e, tra i tanti nomi con cui si trova a lavorare, si legge anche quello dell’attore, regista e drammaturgo Eduardo De Filippo. Si tratta di un binomio insolito, appunto, in quanto la collaborazione con il regista napoletano abbraccia diverse dimensioni performative. Nel Catalogo critico delle composizioni da concerto, da camera e delle musiche per il teatro (Olschki, 2009) e in La filmografia di Nino Rota (Olschki, 1999), curati rispettivamente da Francesco Lombardi e Fabrizio Borin, si legge soprattutto di musiche di scena commissionate a Nino Rota da Eduardo De Filippo per allestimenti teatrali. Eduardo De Filippo figura inoltre come librettista di ben due opere liriche: Lo scoiattolo in gamba (1959) e Napoli milionaria (1977).
Durante il primo ventennio della sua attività cinematografica il compositore ha creato quasi cento titoli: la disamina di questo repertorio getta luce sul suo processo di maturazione artistica, influenzato fortemente dalle particolari condizioni creative che il lavoro per l’audiovisivo impone, e manifesta le sue capacità di lasciarsi proficuamente contaminare dalle tante sollecitazioni che provengono da una società in via di ricostruzione.
L’intervento propone un’iniziale descrizione della nascita e maturazione che ha portato i due artisti a una collaborazione prolifica in senso quantitativo e in senso artistico, partendo dallo stato dell’arte che scaturisce dallo studio dei manoscritti autografi presenti nel Fondo Rota presso la Fondazione Giorgio Cini di Venezia. Dopo questa fase preliminare, vengono selezionati casi particolari di studio grazie ai quali è possibile osservare meglio eventuali concordanze e/o discrepanze che attraversano le diverse modalità performative: teatro di prosa, cinema e teatro d’opera. Un esempio di studio è certamente rappresentato da Napoli milionaria, dramma portato in scena nel 1945, trasposto cinematograficamente nel 1950 e, in ultimo, allestito come opera lirica al Festival dei Due Mondi di Spoleto, edizione 1977.