Alessandro Cammarano
L’informazione sul web – lo si voglia o no – è diventata preponderante rispetto all’offerta cartacea e questo nel bene e nel male, coinvolgendo tutti i settori, dalla politica alla salute, dal “life-style” alla gastronomia. Naturalmente non fa eccezione la musica che negli ultimi vent’anni – i primi siti risalgono all’inizio del nuovo secolo – ha visto progressivamente una migrazione massiccia verso la rete, con impatti decisamente positivi sulla fruizione da parte dei lettori, ma anche con alcune mende tipiche della rete. I siti specializzati nella produzione e diffusione di articoli di argomento musicale – non solo inerenti alla sinfonica, cameristica e opera – sono cresciuti, mentre lo spazio riservato in generale alla cultura andava contraendosi, a volte fino a scemare, sui quotidiani cartacei. Nello stesso tempo anche le riviste di settore trovavano difficoltà sempre maggiori a sopravvivere. Il lettore, anche quello più acculturato, cerca oramai immediatezza nell’informarsi, e quanto a rapidità la rete è imbattibile: un quotidiano cartaceo spesso tarda giorni nel pubblicare la recensione di uno spettacolo – ridotta sovente a poche righe che costringono il critico ad esercizi di sintesi non sempre facili – mentre un sito web, se direttore e caporedattore conoscono il loro mestiere, impongono tempi strettissimi. La recensione viene pubblicata a poche ore dalla conclusione della prima di un’opera o di un concerto e la recensione risulta alleggerita da quell’aura accademica che contraddistingueva la critica fino a qualche anno fa.
Si accennava a redazioni organizzate dei quotidiani online riferendoci a quelle testate – peraltro sempre più numerose – che hanno scelto di registrarsi ai tribunali competenti per territorio, dandosi una configurazione il più possibile simile a quella del cartaceo. Ne consegue un lavoro strutturato che permette un’offerta informativa di qualità a partire dalla scelta dei collaboratori, che anche se non giornalisti iscritti all’ordine, possono vantare una solida formazione musicale coniugata ad una conoscenza del linguaggio della critica, e posseggono almeno i rudimenti basilari della deontologia professionale. Il lettore dunque ha a disposizione notizie e recensioni “fresche” oltre che interviste e segnalazioni librarie e discografiche il più delle volte ben confezionate sia nel contenuto che sia nella forma. Altro aspetto tutt’altro che secondario deriva dall’immediatezza con cui i contenuti proposti dalle testate online possono essere condivisi, amplificandone la diffusione attraverso i social media; una storia di Instagram ben costruita fa crescere, e non di poco, il numero di lettori di una recensione e gli accessi al sito della testata. Ovviamente esiste un rovescio della medaglia. Quella di internet è una prateria dove chiunque può trovare spazio, alcune volte anche solo per gratificare il proprio narcisismo o per semplice supponenza: sono dunque proliferati siti e sitarelli “domestici” che hanno perso la dignità del blog senza guadagnare quella di testata specializzata. Da ciò deriva spesso un’informazione imprecisa, a volte di parte poiché l’autore del pezzo è “amico” dell’interprete oggetto dell’articolo; il più delle volte sgrammaticata rispetto al linguaggio che la critica musicale impone. Ulteriore aspetto che merita attenzione è la “bulimia” di alcune testate che per seguire tutto finiscono per cooptare collaboratori non all’altezza: questo è purtroppo il rischio del web.