L’Associazione culturale “Il Saggiatore musicale” ha indetto l’11 maggio 1996 a Bologna una giornata di studio sull’insegnamento della musica nella scuola media superiore. Vi hanno partecipato, in qualità di relatori, Mario Baroni, professore di Storia della musica nella Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Bologna, Andrea Calzolari, docente di Storia e Filosofia nel Liceo scientifico “Guglielmo Marconi” di Parma, Maurizio Della Casa, direttore di “Musica domani”, Renato Di Benedetto, professore di Storia della musica nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bologna (corso di laurea DAMS), Sergio Durante, professore di Filologia musicale nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Padova, Cesarino Ruini, ricercatore e docente di Filologia musicale nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bologna (corso di laurea in Conservazione dei Beni culturali, indirizzo Beni musicali). Si riporta qui una sintesi delle osservazioni e delle proposte risultanti sia dalle relazioni pronunciate, sia dalle discussioni ad esse seguite: osservazioni e proposte miranti ad emendare ed integrare il progetto elaborato nell’ambito della Commissione Brocca, dai convenuti giudicato vistosamente carente per quanto concerne i programmi musicali, in particolare del triennio (Piani di studio della scuola secondaria superiore e programmi dei primi due anni. Le proposte della Commissione Brocca, Firenze, Le Monnier, 1991, pp. 113, 191-193 e 277 sg.; Piani di studio … programmi dei trienni…, ibid., 1992, pp. 1060-1073).
Si afferma in primo luogo la necessità che la musica sia presente, in quanto disciplina formativa di base, come materia d’insegnamento comune in tutti gl’indirizzi, tanto del biennio quanto del triennio, della scuola superiore riformata. Per quanto concerne la formazione della mente e della sensibilità, l’apprendimento della musica allena il giovane ad un provvidenziale esercizio della percezione e della memoria, e gl’insegna, forse più che qualsiasi altra disciplina letteraria e artistica, il valore della forma in sé, portatrice di significato in quanto tale. Per quanto riguarda la formazione culturale, dovrebbe essere ormai universalmente diffusa la consapevolezza che il sapere offerto dalle altre discipline umanistiche o anche soltanto “umane” (letterature, arti visive, filosofia, storia) è destinato a restare monco – col rischio di riuscire, talvolta, perfino fuorviante – se non integrato dal contributo che ad esse ha sempre apportato nel corso dei secoli la musica (non sono dissociabili, per esempio, la fondazione del Sacro Romano Impero dalla formazione del canto gregoriano, il petrarchismo del Cinquecento dal madrigale, l’Arcadia e il Metastasio dal dramma per musica settecentesco, il “pensiero negativo” di Schopenhauer e Nietzsche dal dramma wagneriano, e così via). Insomma, senza un’adeguata esperienza musicale il giovane non può raggiungere quella compiuta autocoscienza della propria identità culturale che la scuola ha il compito di formare in lui.
Si respingono perciò le ipotesi sia di un’alternativa sia di un’alternanza di arte e musica: entrambe non renderebbero giustizia né all’una né all’altra disciplina; la seconda darebbe luogo a una materia bifronte inattendibile nei fondamenti epistemologici e impraticabile nella quotidiana esperienza didattica. Inoltre, nell’ipotesi dell’alternativa, si esprime il timore che, qualora l’opzione dovesse venir esercitata sulla base della disponibilità del personale docente già in servizio nei singoli istituti, essa si risolverebbe di fatto, almeno nel triennio, in un rinvio sine die dell’introduzione della musica, a vantaggio dell’altra disciplina.
Tanto nel biennio quanto nel triennio sono comuni all’insegnamento della musica alcune finalità: la conoscenza della musica nelle sue varie forme, generi, stili, repertorii; la comprensione delle sue strutture fondamentali, delle sue funzioni, dei suoi contenuti espressivi; l’educazione a un ascolto critico e diversificato a seconda della qualità della musica ascoltata, delle circostanze e delle modalità di fruizione; la capacità di collocare la musica nel contesto storico e culturale. Finalità specifiche del biennio sono il consolidamento delle cognizioni acquisite nella scuola media inferiore, ma soprattutto l’allargamento degli orizzonti, la diversificazione delle esperienze musicali, la consapevolezza della pluralità dei linguaggi, lo svezzamento dall’abuso del consumo musicale indiscriminato indotto dall’industria culturale. Nel triennio si approfondiranno le esperienze maturate nel biennio; l’attenzione sarà però concentrata soprattutto sul patrimonio storico della musica occidentale, di trasmissione sia scritta sia orale; di esso l’allievo dovrà acquisire una sufficiente consapevolezza. Nei limiti dell’orario previsto, sia nel biennio sia nel triennio, non sarà invece possibile far rientrare l’esercizio di attività pratiche, produttive o esecutive.
Alle finalità specifiche del biennio sarà più conveniente un approccio di tipo trasversale, sistematico. Si concorda qui con l’impostazione dei programmi Brocca, che ordinano la materia per “temi” o unità didattiche. Queste dovranno essere autosufficienti, ma scelte in modo da non dar luogo a percorsi capricciosi ed erratici: la proposta didattica dovrà insomma risultare quanto possibile varia ed aperta senza tuttavia peccare di frammentarietà. Al triennio converrà invece un approccio di tipo storico, anche perché il percorso didattico dell’insegnamento musicale sia omogeneo con quello delle altre discipline (letteratura, arte, filosofia) la cui storia è più strettamente intrecciata con la storia della musica, e si possano così cogliere le molteplici occasioni d’interscambio disciplinare che un siffatto intreccio consente.
I contenuti dovranno esser definiti in modo da dar luogo ad un percorso elastico, che da una parte assicuri la formazione di un canone di autori ed opere in senso lato “classici”, cioè eminentemente rappresentativi di quel patrimonio culturale della nostra civiltà che la scuola deve rendere accessibile alle nuove generazioni; dall’altra sia aperto alla pluralità delle culture, dei linguaggi, dei repertorii (non esclusi quelli della popular music e quelli delle musiche etniche), che rende quanto mai variegato e molteplice l’orizzonte delle esperienze musicali oggi fruibili. Grazie alla sua impostazione trasversale e sistematica, il biennio è il luogo privilegiato per l’esplorazione di questa molteplicità; in questo campo il compito della scuola verso l’allievo è quello di fornirgli strumenti di conoscenza che lo aiutino a sviluppare una mentalità critica anche nei confronti della sovrabbondante congerie del vissuto musicale quotidiano, e lo sottraggano al rischio, molto elevato, di una fruizione che si risolva in mera, passiva assuefazione. Anche il percorso del triennio, che sarà prevalentemente indirizzato alla costruzione del summenzionato canone, dovrà ispirarsi a criteri di ampia elasticità, che, rifiutando l’illusoria ambizione d’un’onnicomprensività fatalmente destinata a convertirsi in un’impostazione astrattamente manualistica dell’insegnamento, consentano invece una proficua dialettica fra approfonditi sondaggi monografici di autori e opere considerati irrinunciabili, e una rete di tracce tematiche opzionali, concepite come “unità didattiche” variamente ma organicamente modulabili. Si ritiene l’elasticità del curriculum un presupposto fondamentale perché l’insegnamento possa perseguire le finalità enunciate; si giudica perciò dannosa, e si respinge, l’ipotesi di predisporre una diversificazione delle linee o tracce tematiche a seconda degl’indirizzi, sia nel biennio sia nel triennio. Anzi, si auspica a questo proposito che il curriculum, una volta formulato, non s’irrigidisca in un “programma” definito una volta per tutte, ma rimanga un processo in fieri da tenere sotto costante osservazione e da sottoporre a variazioni ed aggiornamenti periodici.
Per quanto concerne metodologia e indicazioni didattiche, si condivide la preferenza accordata dai programmi Brocca all’induttività: la diretta esperienza musicale sarà dunque il punto di partenza di qualsiasi itinerario. Essa consisterà principalmente in ascolti. Si dovrà sempre tener presente la natura non professionale dell’insegnamento: nella guida alla comprensione del testo musicale ci si fonderà su semplici essenziali categorie grammaticali di base, che dovrebbero essere in buona misura già possedute dall’allievo all’uscita dalla scuola media inferiore, e per il resto si punterà su una buona educazione all’ascolto, che prescinda da tecnicismi non compatibili con le finalità e con gli obiettivi dichiarati. Già nel biennio, ma soprattutto nel triennio, ci si studierà di mettere a frutto la ricca polivalenza culturale della musica in un mutuo, ben concertato confronto con le altre discipline, dal quale l’intero processo educativo potrà trarre consistenti vantaggi.
Si richiama infine l’attenzione sulla necessità che siano soddisfatte due condizioni preliminari, senza le quali la riforma fallirebbe senza dubbio i suoi obiettivi: un buon livello di preparazione degli studenti all’uscita della scuola media inferiore; l’esistenza d’un corpo insegnante dotato d’una preparazione che, per essere adeguata allo svolgimento di attività complesse come quelle che si sono delineate, abbisogna di nuovi istituti formativi, progettati ad hoc. A questo scopo si propone l’istituzione di un organismo che, basandosi sul contributo di persone di comprovata preparazione specifica e sull’esperienza accumulata in seno ad altri organismi aventi finalità consimili (come, ad esempio, gli IRSSAE), possa svolgere i seguenti compiti: istruire indagini conoscitive sullo stato dell’insegnamento musicale nella scuola media inferiore, da affidare a istituti di ricerca specializzati; definire i nuovi istituti formativi degl’insegnanti e prefigurare i criteri della loro selezione e reclutamento; fungere da osservatorio dei programmi curriculari in relazione alle finalità dell’insegnamento, e raccogliere, elaborare, formulare le proposte d’aggiornamento che si rendessero periodicamente necessarie.
Al termine della giornata, i relatori si sono impegnati a redigere una proposta di programma didattico articolata nei dettagli, e a sottoporla all’attenzione del Parlamento testé eletto.