in collaborazione col
Dipartimento delle Arti Alma Mater Studiorum — Università di Bologna
Ventitreesimo Colloquio di Musicologia
del «Saggiatore musicale»
Abstracts
PAOLA CIARLANTINI (L’Aquila), ALESSIO COSTARELLI (Bologna)
L’affaire Canova-Tacchinardi
Il busto ritratto in marmo di Nicola Tacchinardi, proprietà del Demanio statale ed in deposito permanente presso il Museo Teatrale alla Scala di Milano (inv. 1780), rappresenta un nodo attributivo di non facile scioglimento entro il catalogo delle opere di Antonio Canova, alla cui mano è tradizionalmente ricondotto, pur tra tante riserve.
La ragione dell’attribuzione risiede nelle notizie, edite a date precoci e vivente Tacchinardi (ma non Canova), circa la sua frequentazione dello studio dello scultore e la richiesta di un ritratto in qualche modo effettivamente compiuto con l’ausilio di un collaboratore; quest’ultima è una notizia edita per la prima volta da Gustav Schilling nel 1838, ma testimoniata anche in una lettera privata di Tacchinardi a Peter Lichtenthal. Tuttavia, il dettagliatissimo catalogo delle proprie opere stilato da Canova intorno al 1817-18 (e poi integrato da Leopoldo Cicognara nel 1823) non nomina mai esplicitamente tale busto, sicché è ragionevole pensare che egli ne abbia demandato la realizzazione pressoché in toto ad un giovane collaboratore. L’estrema difficoltà nell’attribuzione di busti ritratto, unita all’incertezza nella cronologia dell’opera e alla totale ignoranza circa la sua storia collezionistica inducono alla massima prudenza. Alcuni nomi sono stati avanzati, sia su base documentaria (Giovanni Ceccarini) sia stilistica (Antonio D’Este) ed altri potrebbero essere ipotizzati.
Il presente contributo riflette in modo approfondito sulla questione, nel tentativo di porre almeno alcuni punti fermi e considerazioni utili al proseguimento delle indagini.
Dott. Alessio Costarelli
Nicola Tacchinardi (Livorno, 2 settembre 1772 – Firenze, 14 marzo 1859) fu un famoso tenore, particolarmente apprezzato come interprete dell’Otello di Rossini. Nel 1830 diede alle stampe il trattatello Dell’opera in musica sul teatro italiano e de’ suoi difetti (Firenze, Berni), cui seguì una seconda edizione nel 1833. Il volume è una delle fonti più eloquenti circa la prassi del teatro d’opera italiano nel primo Ottocento: presenta infatti un taglio pratico da manuale, destinato a giovani artisti, impresari, uomini di teatro e spettatori esigenti.
Esempio emblematico di artista colto (lungo l’asse Gaspare Pacchierotti-Matteo Babini), essendo appassionato di belle arti, Tacchinardi mise insieme un’importante collezione di quadri; dai marchesi Gerini acquistò due Cranach, un Allori e un presunto Raffaello, che tuttavia a un certo punto dovette rivendere. Sapeva di pittura scenica: in una sua lettera autobiografica a Pietro Lichtenthal definisce «mio maestro» lo scenografo Luigi Tasca. Negli anni trascorsi a Roma frequentò l’atelier di Antonio Canova, il quale, sempre stando alla testimonianza autobiografica, gli fece fare da un allievo un ritratto scultoreo in veste di Orazio. Un busto in marmo del cantante, già attribuito a Canova ma di data probabilmente posteriore, si trova a Milano al Museo Teatrale alla Scala.
Nel corso della stesura della voce a lui dedicata nel Dizionario biografico degli Italiani io e il prof. Bianconi, mio supervisore scientifico, ci siamo imbattuti nel problema del presunto busto che, secondo Tacchinardi, Canova (tramite un suo collaboratore) gli avrebbe dedicato. La competente guida del dott. Alessio Costarelli, illustre esperto in ambito canoviano, ci ha permesso di addentrarci nella tematica con maggiore cognizione di causa. Molti fondamentali interrogativi restano tuttora aperti, ma si è ritenuto significativo proporre una relazione a quattro mani sulla questione, in quanto rappresentativa di come, nel ricco e complesso contesto culturale italiano del primo Ottocento, la Musica e l’Arte si siano intrecciate in modo proficuo e significativo per l’attuale ricerca scientifica.
Dott.ssa Paola Ciarlantini