L’opera per tastiera di Luigi Cerro: un allievo di Padre Martini a Genova
Nato probabilmente nel savonese, Luigi Cerro (1740 ca. – post 1815) fu allievo di Giambattista Martini a Bologna. Attivissimo a Genova sia in campo sacro che profano, fu maestro al cembalo presso il Teatro di Sant’Agostino. Accanto all’ampia produzione sacra e alla minore produzione profana (una cantata e alcune arie), è da notarsi l’interesse dimostrato dal compositore per il fortepiano: è, infatti, certamente il primo autore genovese a scrivere espressamente per il vecchio “nuovo” strumento a martelli. Si ricordano a questo proposito le Tre sonate per cembalo e violino, pubblicate a Firenze nel 1778, e le Tre sonate per Piano e Forte con Violino a piacere, conservate manoscritte a Parma e datate 1792. Degni di nota risultano i Tre concerti per pianoforte (di cui ne sopravvivono solo due) dedicati, come riportato sul manoscritto conservato presso la Biblioteca Civica Berio, alla Contessa Brignole, ossia Anna Pieri Brignole-Sale, animatrice di un importante salotto alla fine del Settecento. Marchesa per matrimonio e fervida bonapartista, la nobildonna ottenne il titolo di “contessa dell’impero” nel 1810, data oltre la quale devono esser stati composti i concerti del Cerro.
Presso l’archivio storico della Galleria Nazionale di Palazzo Spinola è conservata un’unica copia manoscritta di tre Quartetti per fortepiano, violino, viola e violoncello scritti dal musicista ligure. Le composizioni sono databili al primo decennio dell’Ottocento, in particolare tra il 1806, anno in cui Cerro tornò a Genova dopo aver operato come maestro di cappella ad Alassio, e il 1815. In considerazione del fatto che in quel periodo la vita del palazzo era pressoché assente a causa del trasferimento di Paolo Francesco Spinola a Pisa, è possibile che i manoscritti siano entrati a far parte dell’archivio della dimora aristocratica solo dopo la sua morte, avvenuta nel 1824, con l’arrivo del nuovo proprietario Giacomo Spinola di Luccoli.
L’intervento verte sugli aspetti storici e stilistico-compositivi della produzione tastieristica di Cerro, analizzati a partire dalle fonti musicali e storiche. Sono stati considerati gli aspetti paleografici di ciascun testimone (sulla base dei quali è emersa la possibilità di ritenerne alcuni autografi; si è riflettuto sulla presenza dei manoscritti nelle attuali sedi di conservazione; è stata quindi esaminata la documentazione reperibile al fine di inquadrare tale produzione nel più ampio catalogo di Cerro e nel panorama musicale genovese di fine Settecento.